Ciao sono Anastasia e se un anno fa mi avessero detto che mi troverei qua a scrivervi quello che vi sto per raccontare in questo momento non ci avrei creduto.Ho ventisei anni e abito a Badia Polesine in cui sono nata e cresciuta con la mia famiglia, un paese tranquillo di campagna con tante risorse naturali che ho imparato ad apprezzare ed amare che mi hanno permesso di crescere in serenità per tutta la mia infanzia ed adolescenza.Ho frequentato le scuole a Badia dall’asilo fino alle superiori, e all’età di diciannove anni ho conseguito il diploma in quello che era un istituto tecnico commerciale, ex “igea”. Sono sempre andata molto volentieri andare a scuola, amavo stare con i miei compagni e studiare non è stato mai un peso per me, essendo sempre stata molto curiosa per me imparare cose nuove è un’opportunità per crescere. A scuola ho sempre amato la storia per tutto quello che essa rappresenta per l’umanità, per vivere la vita.Se avessi dovuto scegliere una facoltà da fare all’università per passione avrei scelto storia e letteratura, anche se fino a pochi anni fa non leggevo così tanto, o meglio dovevo trovare quello che mi piaceva.Studiando alle superiori molto ore di diritto ho trovato in questa materia molto di quello che studiavo in storia e appassionata ai diritti degli uomini, attirata da personalità che con una loro idea, una passione, facendola diventare una vera e propria vocazione hanno cambiato la vita del mondo.Così al termine delle superiori decisi di iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza, l’inizio dell’università coincise con un momento molto difficile per la mia famiglia e quindi questa nuova vita fu un po’ avverso.Al termine del primo anno pensai anche di ritirarmi perché la difficoltà della materia si faceva sentire e pensavo di essere all’altezza di questo percorso, provai un test per Scienze della Formazione Primaria in quanto amo i bambini e ritengo che fare l’insegnante sia il lavoro più e più difficile perché si ha la responsabilità del futuro. Purtroppo non passai e continuai la strada che avevo inizialmente scelto, non fu facile gli scogli (bocciature agli esami) che incontrai furono molti ma tanto testarda quanto determinata era decisa nel portare a termine quello che avevo iniziato, era diventata una sorta di utopia, sogno irrealizzabile, che volevo realizzare. Inizia a lavorare cercando di essere più autonoma possibile e non gravare sulle spalle della mia famiglia visto le difficoltà che già c’erano non volevo appesantirla ancor di più con quelle economiche. Inoltre passai dalla magistrale cioè cinque anni ad una triennale perché capii che di certo da grande non volevo fare l’avvocato, la mia sensibilità e la mia caparbietà non mi avrebbe portarto ad avere uno stipendio per quello che adesso è il mondo del compromesso.
Durante l’ultimo anno di università iniziai un corso per diventare clown d’ospedale e questo corso diede inizio ad un nuovo modo di vivere e di dare un senso alla mia esistenza.
E finalmente un anno e mezzo fa riuscii a laurearmi, il mio sogno si realizzò, ero felicissima e avevo condiviso questo mia grande felicità con le persone a cui voglio bene.
Dopo questo grande felicità iniziarono o meglio tornarono una serie di ansie, di paure e di insicurezze, anche perché avevo realizzato il sogno, come quelle di un bimbo che ha paura la il primo giorno di scuola, ovvio le paure erano rapportate all’età che avevo e corrispondevano alla paura di affrontare il mondo da sola con i miei piedi.
Iniziai ad interessarmi e a ricercare diverse cose, andare a fare un’esperienza all’estero cosa che non ho potuto fare durante l’università e che avrei tanto voluto, iniziare un master, la voglia di studiare c’era ancora nonostante fossi molto stanca dal corso percorso precedente, una facoltà nuova, tutto non mi sembrava giusto, mandai qualche pure qualche CV.
Partecipai ad un bando del servizio civile nazionale, lo trovavo una buona strada un giusto compromesso per introdurmi nel mondo del sociale nel quale mi ero sempre più avvicinata negli ultimi anni in particolar modo dopo il corso clown, l’associazione si chiamava Piccola Fraternità e si trovava Porto di Legnago paese in cui forse io ero passata solo una volta, sapevo solo che era una piccola onlus che ospitava persone non abili e partecipai ad un colloquio selettivo proprio all’ultimo.
Nel frattempo iniziai a lavorare in un bar di amici e rimandai l’dea di andare via dopo l’estate.
Finchè un giorno mi arrivò una chiamata e vidi che ero stata selezionata per iniziare a partire da Luglio un anno di servizio civile come volontaria alla Piccola Fraternità.
Li per li avrei voluto rinunciare perché già lavorando avrei dovuto fare molto sacrificio per mantenere entrambe le cose in più per me era un mondo del tutto nuovo di cui non ne avevo conoscenza se non una piccola esperienza quando ero bimba in cui cin il grest parrocchiale si facevano attività con ragazzi non abile di un centro diurno di Badia.
Ma non me la sentivo di rinunciare, penso sempre che se le cose accadono nella vita un motivo c’è e quindi accettai.
L’inizio fu duro, mi rapportai ad una realtà che completamente ignoravo ma che ha un mondo tutto da scoprire e da conoscere al suo interno. In più i tempi della giornata erano pesanti da sostenere la mattina mi alzavo all’alba per essere in servizio, tornare al pomeriggio per poi andare a lavorare fino a sera tarda.
Sostenei questi ritmi fino alla fine dell’estate poi scelsi, rinunciai al bar e continuai con il servizio.
Oggi quasi al temine del servizio vi posso raccontare cos’è stata tutta questa esperienza di vita per me. E’ stata ringraziare la vita per tutto l’amore che mi ha donato e che mi continua a donare.
Aver modo di vivere con persone che non sono state fortunate quanto me e vedere come amano la vita mi fa emozionare ogni giorno, ho pianto, riso, sorriso, cantato, ballato con loro ho imparato a respirare, a guardare, osservare, ascoltare, ad essere più gentile ed amorevole con il prossimo ma anche con i mie cari.
La cosa di cui mi meraviglia tuttora l’amorevolezza che hanno tutte le persone ospiti e chi lavora qui all’interno, con uno sguardo, una carezza, un sorriso, gli uni verso gli altri crea un vero e proprio flusso di amore, questa è la parola che rappresenta tutto questo cammino per me. Non nego che è stato dura per me in quanto conosci ma soprattutto ti conosci sempre più ed arrivi ad una certa consapevolezza di cui quasi ti meravigli avresti mai potuto avere.
Accettare ma soprattutto accettarmi è stato e sarà il lavoro più duro per me, ma sono felice di e grata della persona che sono una piccola donna, anche se non piccola tanto sensibile quanto gioiosa di vivere la sua vita.
Vi ringrazio di avermi avermi letto e vi auguro di essere grati di ciò che siete ogni giorno di questo meraviglioso viaggio.
Anastasia